Piantagioni policicliche
Piantagioni policicliche in sintesi
L’iniziativa nasce, per volontà di Cartiere Carrara e della famiglia Carrara, nell’ambito del Protocollo Forestazione Italiana di Rete Clima.
In provincia di Lucca, nella zona di Badia Pozzeveri (relativamente prossima al nostro polo produttivo di Capannori), verranno realizzate una serie di piantagioni policicliche di tipo naturalistico e un centro di formazione e studio legato alle tematiche della sostenibilità ambientale e alla valorizzazione della filiera bosco-carta.
Si tratta di un’azione di sviluppo naturale innovativo, che attraverso la realizzazione di impianti forestali sul territorio crea valore sia per l’ambiente che per l’economia locale.
Le piantagioni policicliche oggetto del progetto andranno a riqualificare un’aree pianeggiante oggi caratterizzata da residuali valenze agricole, con l’obiettivo di creare impianti forestali produttivi di concezione innovativa. Si tratta infatti di impianti forestali artificiali realizzati a fini produttivi, dove convivono specie vegetali diverse con tempi di crescita e di taglio diversi – continuamente ripiantate dopo il taglio, o caratterizzate da una ricrescita autonoma tramite polloni – in modo che venga garantita una copertura forestale del soprassuolo permanente nel tempo.
Le piantagioni policicliche di tipo naturalistico sono di norma composte da un’alternanza di:
- piante a ciclo medio-lungo con taglio a intervalli di 15-40 anni dall’impianto (noci, ciliegi, querce, aceri, frassini, tigli), il cui legno viene impiegato come legno strutturale o per manufatti;
- piante a ciclo breve con taglio a intervalli di 8-14 anni dall’impianto (in particolare pioppi), impiegati per la produzione di carta o di imballaggi;
- piante a ciclo brevissimo, con taglio a 6-7 anni dall’impianto (es. platani), impiegate come legna da ardere;
- arbusti, che non vengono tagliati e che contribuiscono a mantenere la copertura del suolo.
La composizione variegata determina un prelievo delle diverse specie in periodi diversi, consentendo un modesto impatto degli interventi di taglio sia sul paesaggio che sugli habitat creati. Inoltre, le limitate pratiche agricole richieste da questa gestione permettono una conservazione dello stock di carbonio nel suolo, evitando un aggravio del riscaldamento climatico dovuto al ripetersi massivo degli interventi di prelievo degli alberi e successiva ripiantumazione.
Questo tipo di progettazione e di gestione del bosco – che prevede la permanenza di almeno il 30-40% degli alberi dopo ogni ciclo di taglio – permette di accoppiare valenze produttive differenti (quali il prelievo di legname da ardere, con funzione strutturale o costruttiva e per la produzione di cellulosa) con logiche di copertura permanente del soprassuolo e di tutela della biodiversità.
La modalità di gestione di bosco creato dalle piantagioni policicliche porta molteplici benefici di tipo produttivo, visivo, bio-ecologico e di habitat per specie animali (a tutela della biodiversità locale), di regolazione delle acque piovane, di conservazione dello stock di carbonio nel suolo. Il tutto proprio grazie alle limitate pratiche di taglio (alla permanenza di una parte importante del bosco) che tuttavia sono in grado di alimentare filiere produttive locali, tra cui quella del pioppo e della produzione cellulosa per la fabbricazione di carta